Nadia Murad ha riaffermato il suo impegno per la lotta contro lo stupro come arma di guerra e il lavoro da fare per farlo rientrare tra i crimini contro l’umanità.
La Premio Nobel per la Pace 2018 Nadia Murad è tornata a parlare del crimine della violenza sulle donne in un’intervista rilasciata in esclusiva a La Repubblica. Qui trovi il testo integrale rilasciato al giornale italiano. La Murad è una donna di 29 anni di etnia yazida, che insieme al ginecologo congolese Denis Mukwege è stata premiata con il Nobel per il suo impegno contro l’uso della violenza sessuale come arma nei conflitti armati. Lei stessa è stata vittima di ripetuti stupri a Mosul, da parte dei miliziani dell’ISIS nel 2014. In quell’anno furono oltre 6700 le donne di minoranza yazida che vennero torturate e violentate, venendo ridotte in schiavitù. Oggi la Murad è una delle principali attiviste che si batte in tutto il mondo con la sua associazione umanitaria “Nadia’s Initiative”.
Nell’intervista la Premio Nobel sottolinea come anche in Ucraina stiano accadendo stupri, portati avanti con lo scopo di distruggere dall’interno una comunità. Fondamentale diventa processare gli aguzzini cosa complicata in un mondo ancora patriarcale, con leggi internazionali scritte in larga parte da uomini. Secondo la Murad è anche per questo che la violenza sessuale solo di recente sia stata riconosciuta come un crimine di guerra, mentre fino a poco fa spesso non era neppure punito come crimine ordinario. È ora che la violenza sessuale venga perseguita come un crimine contro l’umanità, altrimenti gli stupri continueranno ad essere non puniti.
La Murad conclude dicendo che il mondo si sta aprendo a trattare seriamente la tematica dei diritti delle donne anche se non i n tutti i Paese. Fino a quando le donne non avranno diritti e opportunità pari a quelli del genere maschile non ci sarà amai giustizia nella società.
Stop Rape Italia continua a sostenere tutte le attività della Murad e del Dr. Mukwege, con un focus particolare su quello che sta avvenendo in Ucraina. A tal proposito Tibisay Ambrosini, coordinatrice di Stop Rape Italia ha dichiarato: ” Le notizie che arrivano dall’Ucraina ci riportano di atti di violenza sessuale compiuti con estrema brutalità, ancora una volta lo stupro viene impiegato come forma di umiliazione suprema per colpire non solo le donne che lo subiscono, ma i loro congiunti e le loro comunità” ” è necessario condannare queste violenze e raccogliere testimonianze e prove per garantire i colpevoli alla giustizia, ma”- ha continuato la Ambrosini -“è altrettanto importante individuare le vittime e approntare in maniera tempestiva il supporto medico e psicosociale necessario per aiutare le vittime ad affrontare i traumi provocati da quanto vissuto, che avranno ricadute lunghe ed importanti”.
Scopri la campagna di aiuto di SEMA per sostenere le donne ucraine.