Oggi 26 giugno ricorre la Giornata Internazionale per le vittime di tortura. La giornata è stata istituita dall’ONU nel 1997, data scelta poiché nello stesso giorno del 1984 entrava in vigore la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli inumani e degradanti che è attualmente ratificata da 157 Paesi. Inoltre sempre nella giornata del 26 giugno, ma del 1948, fu siglata la Carta delle Nazioni Unite.
Nonostante l’alto numero di stati ratificatori della convenzione del 1984 ancora oggi la tortura è sistematicamente applicata, in modi rudimentali o tecnologicamente avanzati che sia, come forma di punizione ma anche per ottenere confessioni, mettere a tacere il dissenso o estorcere informazioni. Tra le varie forme di tortura perpetrate a danno delle vittime con la nostra campagna Stop Rape Italia ci focalizziamo su quella che è la violenza sessuale nei conflitti (il 19 giugno è stata celebrata la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti ). Questa pratica rientra a pieno titolo in quelle che fanno riferimento alla tortura segnando le vittime sia fisicamente che psicologicamente. Spesso la minaccia dell’atto e l’atto stesso dello stupro sono finalizzati ad estorcere informazioni o confessioni.
Il sito italiano di Amnesty International nel 2015 denunciava che nei cinque anni precedenti erano stati denunciati casi di tortura in ben 141 Paesi in tutte le aree geografiche del mondo e che il 2020 è stato un anno terribile sotto il profilo dei crimini di tortura. Considerando che sono stimabili in migliaia i casi sommersi di cui probabilmente non sapremo mai nulla c’è davvero ancora tantissimo da fare.