Lo Human Rights Watch chiede di far chiarezza sui casi di violenze sessuali nell’attacco di Hamas il 7 ottobre in Israele.
Sul sito di Human Rights Watch l’Executive Director, Women’s Rights Division Macarena Sáez ha riportato quanto raccolto in queste settimane sui fatti che il 7 ottobre hanno convolto Israele e dato il via alla Guerra che sta martoriando il Medio Oriente.
Nell’articolo si spiega come sia molto complicato raccogliere elementi quando in un solo giorno sono state uccise oltre 1000 persone.
Quanto sta venendo fuori comprende anche testimonianze di violenze sessuali che richiedono indagini urgenti, indipendenti e credibili.
Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, la Commissione Indipendente d’inchiesta sui Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est, e Israele, ha annunciato che sta indagando sui rapporti di violenza sessuale del 7 ottobre. La commissione è guidata dal Giudice Navanethem Pillay, un esperto rinomato a livello mondiale dei diritti umani che ha presieduto il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda.
La commissione ha sottolineato che il suo lavoro è centrato sul principio del “non nuocere”. Questo principio dovrebbe essere seguito in tutte le risposte alla violenza sessuale correlata ai conflitti, compresa la documentazione, la segnalazione e l’indagine dei casi.
In primis le attività devono tutelare e agire nel rispetto per i diritti e il benessere dei sopravvissuti e delle famiglie delle vittime, dando priorità alla loro privacy e al bisogno di guarigione.
Le risposte istituzionali alla violenza sessuale correlata ai conflitti dovrebbero concentrarsi sulla fornitura di servizi di salute mentale e psicosociali per sostenere i sopravvissuti, i testimoni e i familiari delle vittime. I processi legali dovrebbero includere pratiche di consenso informato robuste che creino sicurezza per i sopravvissuti e altre vittime di parlare, quando e se sono pronti. Questi processi dovrebbero garantire che i sopravvissuti forniscono le loro testimonianze solo quando strettamente necessario e in condizioni che proteggano la loro privacy e riservatezza, evitando di rivivere esperienze traumatiche.
Il rispetto di questi principi è essenziale per ottenere giustizia e responsabilità. Le famiglie delle vittime e coloro che sono sopravvissuti agli attacchi dell’7 ottobre nel sud di Israele meritano nulla di meno.